Con il coronavirus si diffonde un nuovo virus: lo smart working!

E questo potrebbe far bene a tutti!

Anche i più scettici finora, hanno la possibilità di apprezzare da oggi in poi un nuovo modo di lavorare: lo smart working.

E il paradosso è rappresentato dal fatto che dopo studi, libri, convegni, ricerche e statistiche, per praticare in modo diffuso lo smart working in Italia è stato convincente, e disgraziatamente con forza, nientemeno che un virus sconosciuto, dal contagio molto veloce e finora controllato con difficoltà da scienziati, politici e comunità.

Per lavorare in modo intelligente ci voleva proprio un virus? Purtroppo pare di sì!

Già gli osservatori mondiali notano che in Cina si è abbassato l’inquinamento per il minor traffico dei trasporti, nel nord Italia sta accadendo la stessa cosa.  Dopo “l’obbligo” di lavoro in smart working – per chi e dove ciò è possibile-  le persone e le aziende che lo praticano per la prima volta potrebbero scoprire che:  il tempo lavoro può essere gestito in modo differente dalle abitudini, dalle logiche tradizionali del controllo capo-dipendente, le riunioni si possono fare via skype, la gestione del tempo di lavoro e di vita privata può essere ridefinito in nome di un benessere personale e organizzativo che va a vantaggio di persone e di imprese, la genitorialità diffusa diventa un ufficiale valore sociale praticato e praticabile, non solo percepito dalle coppie ma nella rete delle relazioni nella comunità, lo stress può diminuire, i costi dell’inquinamento dei trasporti tradizionali e delle malattie ad esso collegate si riducono, e altro, altro, ancora.

Nel 2018, in un mio articolo, ho scritto: “Il lavoro agile, quindi lo smart working, può innescare circoli virtuosi a vantaggio d’impresa e dipendenti, e di rispetto per l’ambiente con un occhio all’ecologia dei materiali usati per la struttura di nuove aree e a beneficio non solo estetico anche del territorio (basti pensare, per esempio, al minore inquinamento ambientale dei trasporti non utilizzati per i trasferimenti casa-lavoro-casa). Altri, numerosi e in crescita, sono i progetti aziendali protagonisti di questa nuova forma di lavoro, come rileva ciclicamente l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. Il che fa ben sperare!”

Insomma, abbiamo una opportunità inaspettata: da una situazione drammatica innescata dalla diffusione del coronavirus e dalla necessità di argine e prevenzione del contagio, si apre una possibilità preziosa di cambiamento che può essere accelerato fattivamente e in modo costruttivo. In termini culturali e organizzativi. Perché potrebbe avere un impatto per molti inaspettato sulla qualità della vita di ciascuno e di tutti.