QUALE GENERE DI POTERE OGGI E DOMANI?

Da anni mi occupo anche di come il potere sia interpretato da donne e da uomini in ruoli apicali con notevoli responsabilità, del significato tradotto nei comportamenti di guida di organizzazioni e persone. Nelle ricerche e studi che ho condotto, e che da tempo svolgono studiosi internazionali, emergono sensibilità differenti tra uomini e donne nella gestione del potere, emergono aspetti che possono diventare apprendimenti reciproci.

Non è una prerogativa di genere saper gestire il potere, soprattutto quando esso viene inteso come l’esercizio della responsabilità mirata al raggiungimento degli obiettivi, come potere responsabile e sostenibile in ottica di coinvolgimento dei collaboratori e per favorire percorsi di partecipazione.

Molte manager d’impresa o in ruoli politici sottolineano che la parola potere deve essere collegata a poter fare, rispetto alle ragioni dell’incarico che si ricopre, quindi rispetto all’utilità della funzione. Potere è servizio e ascolto, è empowerment: aiutare le persone a “scoprire” le proprie capacità.

Per molti il potere “buono” è prendere le difese di chi non ha voce. La gestione del potere ha dunque un risvolto etico e questo riguarda tutti, anche il benessere organizzativo e delle singole persone.

Si diffonde il concetto di leadership gentile, molti sono gli uomini che stanno rivedendo l’atavica gestione muscolare del potere, che per alcuni ha però ancora molto appeal e efficacia dal loro punto di vista, ma che spesso si traduce in una forma patologica di gestione della leadership, quella tossica da cui, comunque, non è detto che alcune donne siano esenti.

D’altronde, altre donne temendo di dover “giocare” in modi in cui non si riconoscono e non vedendo alternative, si autoescludono. E questo innesca spesso un circolo vizioso che non aiuta a entrare nei luoghi d’Organizzazioni e politici dove si decide, rinforzando tra l’altro l’ottica machista.

Insomma, dobbiamo ancora fare i conti con patriarcato, pregiudizi sociali, culturali e interiori che ostacolano l’affermarsi delle donne in ruoli decisionali, determinano ancora una corsa a ostacoli in ogni territorio professionale “molto maschile”, e gli uomini che capiscono che in questo modo perde tutta la società sono ancora pochi. Quindi, impariamo reciprocamente il valore aggiunto delle differenze per scardinare ciò che resta e ancora blocca l’arrivare a gestire il potere in modo costruttivo e sano a vantaggio di tutti e a prescindere dal genere.

Per approfondire leggi qui: Empowerment e Leadership Femminile