Settembre andiamo, è tempo di migrare in Smart Working?

Per molti è una sorta di obbligo aziendale per la questione e prevenzione Covid 19, a parte i decreti del governo, per molti sì è tempo di migrare in Smart Working e non vedono l’ora, per altri è una sorta di incubo per la vita privata e quella professionale, alcuni lo vorrebbero ma non osano dirlo, altri lo chiedono esplicitamente, altri sono indecisi in attesa di vedere che succede…

Come viene percepito lo smart working?

Un rischio è l’overworking, cioè lavorare di più, rispetto al lavoro in ufficio. Da una ricerca in Italia di Variazioni (consultabile qui), i dati indicano che una persona su cinque ha lavorato più di quanto dovuto in smart working durante il lockdown e la cosa pone il dilemma aziendale e individuale sulla gestione degli straordinari. Va detto però che dall’indagine emerge che: attivo (19%), fiducioso (18%), determinato (15%), concentrato (13%), soddisfatto (10%) e orgoglioso (5%) sono gli aggettivi selezionati dall’80% del campione per descrivere come è stata vissuta la quotidianità lavorativa. Aggettivi come nervoso (6%), impaurito (5%), agitato (3%), frustrato (3%), angosciato (2%) e abbandonato (1%) sono stati selezionati dal 25%.

Numeri che fanno pensare e che sollecitano l’individuazione di azioni gestionali e di comportamenti organizzativi mirati a utilizzare al meglio la logica e l’organizzazione dello smart working potenziandone i vantaggi personali, sociali, aziendali, e limitandone i rischi per il benessere di tutti i soggetti coinvolti! Nel frattempo: come migliorare le proprie competenze come capo per gestire collaboratori in smart working? Se sei smartworker come equilibrare la vita senza stressarsi troppo tra mura familiari e esigenze lavorative? Approfitta del coaching e con poche sessioni anche on line puoi migliorare autorevolezza, gestione della delega, del controllo, del tempo e i confini tra autonomia, raggiungimento obiettivi e qualità della vita!

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