L’AMORE MALATO NON VA VIA NEMMENO IN VACANZA.

Love Addiction Luciana d'ambrosio marri

Occhio alle dipendenze in generale e tra queste alla love addiction.

Anche in vacanza rischiamo di portarcela dietro, insieme a bagagli, ansie, desideri e aspettative che tutto cambierà. Quando uno dei due è troppo dipendente dall’altro c’è qualcosa che non va, si oscilla tra atteggiamenti ipercritici, sottostima percepita, dichiarata o insinuata, dare troppo presunto amore, aspettarsi che l’altro contraccambi almeno uguale o di più. I confini sono saltati, il rapporto è diventato morboso e controllo, gelosia, scenate, pentimenti, lo faccio per te, allora non valgo nulla per te, e via così, il rapporto va sempre peggio tra improvvisi slanci di attaccamento e improvvise scenate e allontanamenti minacciati o sollecitati, poi…. Tutto resta come prima. E si sta male di fondo. Entrambi. Perché? Che succede? Cosa scatta tra due adulti, non tra due adolescenti che devono maturare l’essere adulti anche tra partner?  Scatta quella che gli esperti chiamano la love addiction, dipendenza affettiva malata: la paura del vuoto, dell’incapacità di stare da soli anche solo nel senso di tracciare o riconoscere un confine tra sé, l’altro, e il noi. Che come terza dimensione non deve fagocitare né l’io né l’altro. Scatta la difficoltà a staccarsi dal partner, per cui solo con l’altro si ha senso, e la dedizione all’altro viene scambiata per amore, pretendendo la reciprocità di questo sentimento che può diventare patologico e quindi pericoloso. E non succede solo alle donne, quelle che “amano troppo”. Anche molti uomini ne sono affetti. Si ha paura di perdere l’altro perché si ha paura della solitudine, si è incapaci di gestire la propria indipendenza, cosa che ha origini sia culturali che nel rapporto primario con la madre, per cui da adulti si ha bisogno di essere continuamente rassicurati, in un circolo vizioso che aumenta la propria disistima e insicurezza. La consolazione è che se ne può uscire, con coraggio, consapevolezza del problema e chiedendo aiuto a figure esperte. Stavolta in vacanza sarà positivo mettere nel bagaglio l’intento di uscirne: sarà già un buon presupposto per attivarsi al rientro.

“L’ altro mondo. La vita in un pianeta che cambia” – La mia recensione pubblicata su Panorama Risorse Umane

Recensione di Luciana d'Ambrosio Marri del libro L'altro Mondo

E’ appena uscita su Panorama Risorse Umane la mia recensione del libro “L’ altro mondo. La vita in un pianeta che cambia”, di Fabio Deotto.

Un viaggio in luoghi simbolo del cambiamento climatico, nuovi sguardi e prospettive verso i fenomeni complessi non solo climatici. 

Un libro consigliato a tutti, manager o no, che permette di capire l’impatto che certi meccanismi del nostro cervello, nuove ansie personali e sociali, distorsioni cognitive, i concetti di possesso e autonomia, hanno sulle economie e sul mondo del lavoro.

Leggi qui la mia recensione.

METAVERSO CONTROVERSO

metaverso e mondo del lavoro

Ecco il mio articolo METAVERSO CONTROVERSO appena uscito su LEADERSHIP & MANAGEMENT.

Metaverso e mondo del lavoro: potere digitale estremo, collaborazione senza confini? Nuove relazioni e nuovi profili professionali? Come saranno gli uffici? Dove va a finire la centralità della relazione umana se le riunioni saranno tra avatar, seppure nostri? 

Questo ed altro nel mio articolo che leggi qui.

Molestie e cat calling. Cosa sta cambiando?

Molestie e cat calling alla luce del raduno degli alpini a Rimini 2022

Ecco la mia intervista a Radio Norba prendendo spunto dal raduno degli Alpini a Rimini dove i casi di molestia segnalati dalle donne sono stati centinaia.

Parliamo di molestie, altro che complimenti!

“After. Il mondo che ci attende”. La mia recensione pubblicata su Panorama Risorse Umane – maggio 2022

Recensione del libro "After" a cura di Luciana d'Ambrosio Marri

Un rinoceronte grigio e il VUCA sono i protagonisti di AFTER.
Due future makers, Cristina Pozzi e Andrea Dusi, imprenditori, e molto impegnati per rendere migliore il mondo che verrà, sono gli autori di questo libro.

Altro che “cigno nero”. Il rinoceronte grigio è la minaccia di forte e grande impatto, molto probabile ma poco considerata: et voilà il Covid 19.

After, il dopo, può essere affrontato solo con il modello VUCA, acronimo di volatilità, incertezza, complessità, ambiguità. Che poi sono i tratti della nostra epoca.

Con cui tutti, manager o altro, abbiamo a che fare.

Allora per capire, decidere, dotarsi di visuale da cui dipende la nostra vita e quella degli altri, AFTER va letto e ecco la mia recensione.

UN CAFFÈ CON JEAN PAUL FITOUSSI

Intervista di Luciana d'Ambrosio Marri a Jean Paul Fitoussi

Jean Paul Fitoussi ci ha lasciato esattamente un mese fa.

Ho avuto l’onore di intervistarlo nel 2008 a Cortona davanti a un caffè.

Spunti e chiavi di lettura del grande economista e studioso sono sempre attuali anche per le competenze del management che vuole affrontare efficacemente la complessità che viviamo e abbiamo di fronte.

Intervista di Luciana d'Ambrosio Marri a Jean Paul FitoussiUn elemento di fiducia per il futuro è dato dal muoversi nel progettare, nello sviluppare il sapere e la produttività. Questa trilogia è una chiave importante per affrontare il futuro.

Questa una delle risposte di Jean Paul Fitoussi durante la mia intervista del 2008.

Leggi qui l’intervista completa.

INTERVISTA SU GIOVANI E TEMPO LAVORO

Ecco la mia intervista su GIOVANI E TEMPO LAVORO a RADIO NORBA NEWS

Secondo una ricerca Acli-IREF, 1 lavoratore giovane su 4 ha uno “stipendio da povero”. Forse allora anche il concetto di gavetta va aggiornato al XXI secolo perché retribuzione e tempo di vita e lavoro sono valori conciliabili con gli interessi delle imprese, anche se alcuni fatti di cronaca mostrano che in molti non lo hanno capito.

I dati dicono che le aziende dove si punta al coinvolgimento delle persone, dove il lavoro e retribuzione sono dignitosi, dove migliore equilibrio tempo lavoro e tempo vita è praticato, dove si investe nella formazione i risultati di business sono migliori. Ovunque.

 

Clicca qui per vedere l’intervista a Radio Norba News

Per approfondire la ricerca ACLI Clicca qui

SALDATORI, CALDERAI, INFORMATICI, MONTATORI, CERCANSI

Il ruolo della scuola nella formazione dei giovani

“Lavoro: 359mila assunzioni previste dalle imprese a marzo 2022, ma il conflitto in Ucraina e il rapido incremento dei costi mettono a rischio le prospettive di ripresa.” 

Questo il quadro secondo il Rapporto Excelsior di Unioncamere (marzo 2022) che così continua: “E’ al 41,1% la quota di assunzioni per cui le imprese dichiarano difficoltà di reperimento …che sale al 58,4% per gli operai specializzati, al 56,1% per i dirigenti, al 48,0% per le professioni tecniche e al 44,1% per le professioni intellettuali e scientifiche. Le figure di più difficile reperimento sono Tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (67,2%), Artigiani e operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (67,1%), Fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori carpenteria metallica (65,8%), Tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (61,1%), Meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili (61,0%).”

Solo questi dati basterebbero per far capire, se ancora ce ne fosse bisogno, l’importanza di investire nella formazione degli istituti tecnici, nella loro valorizzazione, nell’evitare che siano percepiti il refugium peccatorum, una sorta di ripiego per chi non può o non vuole iscriversi al mitico liceo, per poi dover proseguire necessariamente gli studi all’università fino alla laurea inevitabilmente magistrale, dato che la laurea breve in Italia conta pochissimo perché la cultura e i modelli spingono verso il pezzo di carta-traguardo finale, al di là che le persone giovani siano interessate a studiare oppure no. 

Non credo nella soluzione della scuola come fucina per le imprese. Sono convinta che la scuola debba formare le persone giovani per prepararle alla vita sempre più complessa e fornire loro una cultura di base, spirito critico e senso civico, qualsiasi indirizzo di studi esse scelgano, tecnico, scientifico, classico, sperimentale, musicale, ecc.

Se i lavori tecnici fossero socialmente e culturalmente valorizzati anche nel riconoscimento economico, ciò aiuterebbe il processo per cui da una parte chi proviene da una famiglia benestante potrebbe, senza timore di giudizio sociale negativo, avere il piacere e la passione di iscriversi a un Istituto Tecnico,  senza timore di deludere aspettative familiari, e dall’altra chi proviene da una famiglia meno agiata si iscriverebbe, desiderandolo autenticamente, ad un liceo, non solo per fare contenti mamma e papà che vogliono a tutti i costi la prole laureata.

Il rischio è comunque l’assenza di reale motivazione a studiare qualcosa per fare (interessarsi a) qualcosa e ciò avrà conseguenze inevitabili nel mondo del lavoro, dove è difficile orientarsi a ogni età, figuriamoci a 13 o a 18 anni. Sembra di essere tornati agli anni Sessanta o Settanta, pure rispetto alla questione dell’ascensore sociale che però all’epoca funzionava. Ora XXI secolo, l’ascensore sociale si è rotto, e quindi motivazione, impegno, merito, dovere e competenze sono aspetti che vanno curati soprattutto da chi elabora politiche che dovrebbero essere nutrite da visione per lo sviluppo equo e sostenibile del Paese e della comunità. 

Se poi pensiamo alle professioni del mondo digitale, l’arretratezza dell’Italia è spaventosa, il digital divide è tema centrale in ogni agenda ufficiale ma logiche e tempi sono fuori luogo rispetto alle necessità: questo il quadro dal Rapporto annuale 2020 dell’Istat. Le diseguaglianze aumentano

Dovremo premere l’acceleratore, anzi più acceleratori contemporaneamente. Se non lo facciamo, paradossalmente il pericolo è andare a sbattere, e il Paese si farà molto male. 

Qui il Rapporto Excelsior.